Pianta erbacea perenne con radice tuberizzata. I fusti sono fogliosi, eretti e robusti, semplici o poco ramosi. Le foglie basali si presentano picciolate con lamina profondamente divisa, le cauline simili ma sessili. Infiorescenze in racemi terminali nelle specie che crescono in ambienti aperti, ascellari in quelle del sottobosco. I fi ori sono zigomorfi (con un solo asse di simmetria), con un ampio petalo superiore che richiama la forma di un elmo, di colore azzurro o giallo. Il frutto è un follicolo che si apre lungo la sutura centrale, i semi sono neri e lucidi.
Giugno-settembre.
È diffusa lungo tutto l’arco alpino. Cresce soprattutto in ambienti montani dalla fascia del faggio fi no a quella dell’abete rosso, dove preferisce i pascoli aperti, da 900 fi no a 2.300-2.500 m di quota, ma alcune specie scendono sino a 100 m. In Italia è presente in tutto l’arco alpino e sull’Appennino settentrionale; Aconitum lycoctonum discende ulteriormente lungo la Penisola. Lo si può trovare vicino alle malghe, in montagna, nei luoghi incolti insieme alle ortiche, nei pascoli alpini; su terreni ricchi di azoto, ai margini delle foreste, lungo i canaloni, sui detriti delle frane e sui greti dei torrenti.
Pianta estremamente velenosa a causa della presenza di alcaloidi, tra i quali l’aconitina, potente alcaloide diterpenoidico (pseudoalcaloide poiché non ha origine amminoacidica). L’organo della pianta maggiormente ricco di aconitina è la radice tuberiforme, anche se tale sostanza è presente nell’intera pianta. L’aconitina non è il solo alcaloide presente, ma è quello in maggiore concentrazione. Dopo l’ingestione i sintomi compaiono molto rapidamente (entro 10- 20 minuti); inizialmente si avverte un senso di formicolio alle dita delle mani e dei piedi, seguito da sudorazione e brividi, parestesie generalizzate, secchezza della bocca e intorpidimento. Seguono alterazioni del ritmo cardiaco fi no alla fibrillazione ventricolare e all’arresto respiratorio. Non esiste alcun antidoto e l’intossicazione può essere mortale.
Confondibile con giovani getti di barba di capra o di cicerbita. I giovani getti di barba di capra o asparago di monte hanno il fusto rossastro, mentre le giovani foglie sono verde chiaro; i giovani getti sono consumati come “asparagi†previa cottura, nel corso della quale si decolorano diventando verdastri. Le foglie inferiori della cicerbita sono amplessicauli (quindi prive di picciolo) e pennato-partite a contorno spatolato, mentre quelle di aconito sono sempre picciolate, con nervatura palmata e più o meno profondamente incise. Aconitum napellus aggr. è inserita nell’elenco nazionale delle specie di piante officinali spontanee (L. 99/1931, R.D. 772/1932) per quanto riguarda l’impiego di foglie e radici; a causa del suo alto potere tossico è esclusa dall’uso familiare.
Aconitum angustifolium Rchb., A. anthora L., A. burnatii Gáyer subsp. burnatii, A. degenii Gáyer (subsp. paniculatum (Arcang.) Mucher e subsp. valesiacum (Gáyer) Mucher), A. lycoctonum L., A. napellus L., A. tauricum Wulfen, A. variegatum L. (subsp. nasutum (Fisch. ex Rchb.) Götz e subsp. variegatum)
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