Elicriso | Helichrysum italicum

Helichrysum italicum detto Elicriso

Elicriso – Il suo nome deriva dal greco “helios” sole e “chrysos” oro a testimoniare proprio l’intenso colore della sua inflorescenza.

Forma biologica

Ch-suffr. (Camefita suffruticosa)

Corotipo del elicriso

S-europea

Diffusione del

L’elicriso è diffuso in tutta l’Europa meridionale, mentre in Italia è comune al cento, al Sud e nelle isole. Vegeta nelle garighe costiere, in luoghi rocciosi e suoli poco evoluti, fino a 800 m di altitudine. Nell’Arcipelago Toscano, la gariga a elicriso è frequente intorno ai 400 m, sui rilievi dell’isola d’Elba come Monte Castello e Volterraio, ma anche sul monte Capanne.

Caratteristiche botaniche del elicriso

elicriso

Foto Elicriso

Pianta erbacea perenne dal portamento compatto, che presenta fusti legnosi contorti, alti 30−50 cm. I rami arcuati e ascendenti sono rivestiti da peli lisci che al tatto tendono a staccarsi. Le foglie sono fitte, lineari-filiformi, verde-argentato, e le inferiori patenti e tomentose, lunghe 1-5 cm e larghe circa 1 mm. I fiori sono prevalentemente tubulosi, di colore giallo chiaro, riuniti in capolini conici, con 12-23 fiori per capolino in cui prevalgono quelli maschili. I capolini sono, a loro volta,riuniti in corimbi densi di 25-35 infiorescenze. Le brattee dell’involucro fiorale sono caratteristiche,giallo-brunastre e alla fine brune. La fioritura avviene per tutta l’estate. II frutto lucente, bianco e di forma cilindrica è un achenio ovale-oblungo con la superficie corrugata da numerosi piccoli tubercoli. Nella sua parte superiore è inserito il pappo di peli semplici.

Coltivazione elicriso pianta

In natura, l’elicriso è una specie perenne, la cui parte aerea si rinnova ogni anno grazie allo sviluppo dei nuovi getti basali. La fioritura avviene in modo alquanto scalare, iniziando da giugno-luglio e potendo continuare fino a settembre-ottobre a seconda degli ecotipi e in relazione alla variabilità annuale del clima. In coltivazione, diventa una coltura “sarchiata”, poliennale, annualmente rifiorente, la cui massima performance vegetativa e produttiva viene generalmente raggiunta nel terzo–quarto anno di impianto. L’elicriso richiede una buona esposizione al sole, specialmente per la produzione e valorizzazione dell’olio essenziale. Predilige terreni leggeri, tendenzialmente calcarei, non eccessivamente fertili; la pianta è invece suscettibile all’eccesso e ai ristagni di umidità, che forse rappresentano il fattore più critico in questa coltura. L’allestimento può avvenire sia per semina diretta che per trapianto, con piantine ottenute da seme, ma anche da divisione dei cespi o 35 da talea radicata. La preferenza va alla tecnica del trapianto di piantine ottenute da talea, in quanto è possibile realizzare sia un maggior controllo sulle caratteristiche qualitative della droga che un impianto più uniforme e regolare. La densità d’impianto varia da 3−4 fino a 10−12 piante a metro quadro a seconda se vogliamo destinare la coltura alla produzione di capolini essiccati per impieghi erboristici o alla distillazione. La durata dell’impianto può essere molto variabile, in relazione alle condizioni pedoclimatiche, all’intensità di sfruttamento, al numero e alle modalità di taglio. Pur essendo una pianta rustica e poco esigente, un accurato apporto di concime azotato e di acqua, distribuiti nei momenti opportuni permettono di mantenere nel tempo la produttività, la qualità e lo sviluppo della parte verde in rapporto alla parte legnosa. La materia prima principale è costituita dai capolini, raccolti a fioritura, tuttavia, raramente si effettua questo prelievo selettivo, per motivi sia di natura tecnico-operativa che economica. Se l’obiettivo è di produrre olio essenziale, si raccoglie tutta la parte aerea mediante sfalcio eseguito allo stadio di piena fioritura. In alternativa, si raccolgono le sommità fiorite, effettuando un taglio più alto, per avere un prodotto selezionato o più “nobile”, con una minore frazione ramosa e fogliare.

Micropropagazione elicriso

elicriso fiore

Elicriso fiore

Si utilizzano gemme apicali e ascellari come espianto iniziale. Le gemme sono sterilizzate con cloruro mercurico e in seguito poste in contenitori sterili contenenti un mezzo base di coltura (BM, con macronutrienti, micronutrienti), addizionato con saccarosio, FeEDTA, tiamina, HCl e mioinositolo. Al mezzo di coltura vengono aggiunti i fitoregolatori BAP e IBA per stimolare la proliferazione. La fase di moltiplicazione prevede subculture a intervalli di 4 settimane; in base ai diversi genotipi si ottiene un numero variabile di germogli (1−7) con lunghezze degli stessi da 0.8 a 2.9 cm. La successiva fase di radicazione avviene in vitro con un mezzo di coltura che prevede l’omissione della citochinina e il mantenimento dell’auxina; questa fase può durare dai 15 ai 30 giorni. La fase di acclimatazione prevede il trasferimento in serra alla temperatura di circa 21°C e l’umidità del 50{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40} circa, in vasi con terriccio formato da una miscela di torba (matrice organica 80{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}) e perlite o sabbia (rapporto 1:1).

Organi della pianta utilizzati

Vengono impiegate le parti aeree.

Composizione chimica e principi attivi

Dalle parti aeree si ricava l’olio essenziale (0.07−0.2{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}) contenente nerolo e acetato di nerile (30−50{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}), β-dichetoni, geraniolo ed eugenolo. Sono presenti flavoni incolori come le elicrisine (glucosidi della naringenina) e calconi colorati quali l’isosalipurposide. L’analisi GC-MS, condotta su campioni di elicriso raccolti all’Isola d’Elba, ha permesso di identificare più di un centinaio di costituenti dell’olio essenziale di elicriso, rappresentanti il 96.8-99.8{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40} dei componenti totali. I composti ossigenati più rappresentati sono il nerolo (2.8-12.8{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}) e i suoi derivati, esteri del neril acetato (5.6-45.9{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}), il 5-eudesm-11-olo (1.8-17.2{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}). Nei campioni è stata rilevata anche una quantità apprezzabile di γ-curcumene (0.8-7.2{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}), mentre l’α-pinene si trova in quantità piuttosto variabile (0.8-32.9{65f2e28177c94f2951789cdb189ff701d60484d918a169e513d16f7e82a02d40}).

Proprietà e usi

Usi medicinali

Si usano le sommità fiorite e le infiorescenze per le proprietà coleretiche e antiinfiammatorie. L’olio essenziale è ritenuto utile per trattare le affezioni

Usi cosmetici

L’olio essenziale trova impiego nell’industria alimentare e cosmetica.

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